La Mia Valle Po




E’ una splendida giornata e sono in partenza per riscoprire una Valle Cuneese,  una valle che ancora oggi è poco conosciuta dai tanti turisti, per questo ai miei occhi  la rende unica: 
“La Valle Po”.

Mentre sorseggio il caffè in terrazzo con il sole che mi scalda dolcemente il viso, guardando il cielo che è di un azzurro terso, mi ritornano alla mente tanti dolci ricordi; quella valle per me ha un valore affettivo notevole, legato alla mia fanciullezza, alle tante estati passate liberamente e spensieratamente, alle lunghe passeggiate su per i sentieri impervi.

Rientro in casa e raccolgo lo zaino che è pronto dalla sera prima;  verificato che ci sia tutto, una riassettata davanti allo specchio, ed eccomi sono pronta per il viaggio che mi aspetta, circa due ore prima di arrivare in quella bellissima vallata.


 La tangenziale di Torino è scorrevole,  e poco più di un oretta  di viaggio, arrivo alla prima meta: Paesana.


Paesana dista circa 80 km da Torino, è un paesotto della provincia di Cuneo, ai piedi del Viso.



Ed ecco davanti a me il Monviso, che si erge imponente e maestoso spicca nel cielo blu,  subito dopo l’ultimo tornante della Colletta di Barge, con la sagoma perfetta di un triangolo.
Lo guardo e noto che le sue pendici sono di un colore grigio; ai miei occhi sembra quasi nudo, il forte riscaldamento atmosferico e il notevole cambiamento delle stagionistanno sciogliendo la neve e i suoi ghiacciai perenni. 
Guardandolo da così vicino, si nota la mancanza di quelle strisce bianche lungo i suoi fianchi e nei crostoni che lo contraddistinguevano, affianco anche suo fratello, il Viso Mozzo, appare simile.

Lascio questi pensieri ed entro in paese, cerco quel  piccolo negozio di alimentari, che è lungo la strada che porta in centro al paese. 

Ed eccolo il piccolo micro market dove acquistare il pane, una bella micca per oggi a pranzo.
Entro e noto  con piacere che è sempre  gestito dalla stessa titolare, la signora  Laura.
 La saluto e lei alla mia entrata rimane stupita: “ohhh ciao Ivana sei qui?” in piemontese.

Mi abbraccia,  la guardo e il cuore mi si apre dall’affetto che provo per quella donna, è la stessa ragazza che ricordavo, piccolina magra e dagli occhi cerbiatto.

Mentre mi serve, chiacchieriamo con la promessa di rivederci in serata.
 Riprendo il viaggio, osservo a Paesana, tutto sembra immutato eppure sono passati circa 30 anni ed è rimasto tutto uguale o quasi.
Attraverso il paese, fa caldo, anche se sono quasi le 9:00, apro i finestrini dell’auto, l’aria frizzante profuma di erba appena tagliata, mista ad un odore di fieno.
Mentre viaggio su per i vari tornati tortuosi e ad ogni curva a gomito,  suono preventivamente il clacson; mi sembra di salire in paradiso.
Ed eccomi arrivata nel piccolo borgo  montano Oncino, altitudine 1.220 m s.l.m..


Il comune è situato in un vallone laterale sulla destra del Po, è circondato da verdi pascoli, da un bosco di faggi secolari e da alte cime piuttosto note tra le quali  la Cima delle Lobbie, la Rasciassa e la Testa di Cervetto.


Il borgo è abitato   oramai da poche persone; per via della forte emigrazione avuta soprattutto  negli ultimi anni, la popolazione si è ridotta drasticamente e soprattutto d’inverno non vi è quasi nessuno; il borgo si ripopola un po’ soprattutto in estate grazie ai quei pochi villeggianti che hanno rimesso a posto le baite di famiglia ed agli escursionisti che amano la montagna, che partono in gruppi per il Viso e per i monti circostanti.


Parcheggio e giro per il borgo, noto che vi è ancora l’ufficio Postale, lo stesso bel campanile, ma anche tanti cartelli vendesi.
Dopo una piccola sosta per fotografare, percorro una vecchia  mulattiera,  mi attendono ancora circa 10 km prima di arrivare alla mia vallata, si deve salire fino ai 1.500 mt per arrivare alla Frazione il Paschie (Località Tirolo).

E’ una vallata verdissima, circondata da foreste secolari di pini, faggi, abeti.
Guardo con meraviglia, i verdi prati fioriti di gigli bianchi arancioni, i pascoli e  le montagne,  è rimasto    tutto uguale e mi perdo nei miei ricordi.

Vado in esplorazione del borgo montano, un secolo fa era abitato, ora è quasi dimenticato.



Noto con piacere che vi sono delle tre o quattro  baite ben ristrutturate da qualcuno che ama la montagna, ma sono di più quelle diroccate, con i crateri aperti nei tetti, le travi crollate e le porte aperte, da cui si intravedono le ortiche alte ed uno stato di abbandono che mette la tristezza nel cuore.

Immortalo questo  desolato  paesaggio e proseguo nel camminare addentrandomi in un fitto bosco, per cercare quella cascata dove facevo il bagno da bambina.

La trovo, ma ora non riuscirei più ad entrare neanche solo con i piedi.
In lontananza odo i campanacci e l’abbaiare dei cani pastori, sono incredula, riconosco subito questi rumori, so cosa sta accadendo!

Sono arrivate le “Regine” del posto, loro saranno le padrone per tutto il periodo estivo,  di questa meravigliosa natura selvaggia bellissima, la riempiranno di suoni e vitalità, si sentiranno in tutta la vallata con i loro muggiti e campanacci, sono le Vacche d’Alpeggio.

La mandria in fila indiana, scende  giù lungo il sentiero che porta al ruscello, vanno ad abbeverarsi dopo un viaggio di chissà quante ore.


Improvvisamente  il Monviso, sparisce dalla mia vista, il forte calore lo ha  coperto e vaste nubi lo avvolgono come ovatta.
La valle  è incantevole, rimasta  intatta come  30 anni fa, è ancora  incontaminata da quel turismo di massa,  che non avrebbe rispetto e cura di tanta bellezza.

Padroni di questa terra sono ancora i camosci, gli stambecchi, le
marmotte, ma anche le tanti volpi, aquile e falchi. 

Questa è la mia Terra, la terra di mio padre e dei mie Avi.

Testo e Foto : Ivana Motto

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