La Transumanza


In questo ultimo mio viaggio vi porto nella bellissima alta Val Maira, ed ho talmente tante cose da raccontarvi, che non so da che parte iniziare.



Ho vissuto due giorni intensi, a stretto contatto con la natura grazie alla mia amica Roberta Colombero che mi ha invitato a condividere con lei un’esperienza unica: quella della Transumanza.

Ma che cosa è la transumanza?


È una antichissima tradizione popolare, di cui si ha già notizia dal 1400, quando i primi pastori Abruzzesi, spostavano i loro greggi e/o le mandrie, nel periodo primaverile/estivo, dai monti abruzzesi e molisani, ai ricchi pascoli del Tavoliere e del Gargano.


Questa pratica è stata anche adottata dai nostri Margari Piemontesi che fanno l’inverso, ovvero salgono in estate dal pascolo collinare a quella alpino, percorrendo le vie e gli impervi sentieri montani, per poi ridiscendere a fine autunno.



E’ una tradizione ancora viva oggi, anche se solo pochi resistono alla grande industrializzazione dell’allevamento.


La famiglia Colombero porta avanti questa antica tradizione da tre generazioni, e Roberta, sopportata dalla sua famiglia, porta una mandria di circa 200 capi di razza Piemontese in alpeggio in Val Maira, in una piccola località montana sopra a Marmora.


Questo le permette di poter offrire alla clientela un prodotto di altissima qualità.
Infatti, grazie ai verdi pascoli montani ricchi di varietà di erbe e di fiori, che arricchiscono il latte sia nel gusto che nelle caratteristiche organolettiche, può ottenere un prodotto finale unico ed eccezionale il  suo Formaggio Nostrale.


Partecipare a questo cammino è per me una nuova avventura, e non mi sono fatta ripetere due volte un invito così allettante.


Sono partita prestissimo, intorno le 4.00 del mattino, per essere puntuale sul posto da dove la Mandria partiva dal Ponte Marmora (CN) a 1.200 mt. per arrivare fino all'Alpe Valanghe a quota 2.200 mt.



L’eccitazione e la frenesia erano tale che si placano solo quando lungo l’autostrada appare alla mia sinistra un’alba bellissima ed il sole che sorge colora il cielo.



Uscita al casello di Fossano, percorro le strade che sono quasi semi deserte, i tanti piccoli paesini ancora addormentati a poco a poco si risvegliano; tiro giù il finestrino e vengo raggiunta da un profumo di fieno che pervade le vie della campagna, lungo le quali transitano grossi trattori, pronti ad iniziare una nuova giornata di lavoro.


Lasciato alle nostre spalle il Comune Dronero, inizio così a percorrere i primi tornanti a gomito, salendo lungo i versanti della vallata; il paesaggio muta completamente, le grandi distese di campagna, di frutteti, di grano e mais, pian piano cedono il posto alle verdi vallate ed alle impervie montagne.


Capisco che sono quasi arrivata a destinazione quando incrocio, lungo la stretta via, una colonna di enormi camion per il trasporto del bestiame illuminati da tante le lucine accese, sembrano alberi di Natale
Scendono spediti chiedendo strada al loro passaggio con il suono inconfondibile dei loro clacson da un timbro così forte che risveglia tutta la valle; per farli passare sono costretta a fermarmi, ed ad accostare il più che posso al ciglio della strada, sfiorando la parete.


Riprendo il percorso suonando anche io il clacson tra un tornante e l’altro, arrivo alla meta puntuale, sorpasso Ponte Marmora, e poco più avanti in un recinto vedo le vacche (termine corretto per indicare i bovini da latte N.D.A) che sono state scaricate dai camion poco prima.


Roberta mi viene incontro raggiante, sembra sprigionare energia, mi saluta e chiede : “Sei pronta Ivana?”

Rispondo con un bel sì, felice di rivederla.

Le chiedo: “Hai dormito?”

Risponde: “No, abbiamo caricato la mandria a mezzanotte, dormirò appena potrò, le mie signorine mi hanno dato da fare questa notte, ma sono state brave, sono salite sui camion senza far storie e siamo arrivati alle 4.00”.


Mi domanda: “Tu, tutto bene il viaggio?”

Rispondo: “Si bene sono proprio contenta di essere qui oggi.”

Lei prosegue: “Ora Ivana devi fare attenzione, adesso le liberiamo dal recinto provvisorio. Mi raccomando all'inizio stai indietro. Non puoi stare davanti con me, perché sono difficili da gestire alla partenza, si fa fatica a tenerle in gruppo ed essendo testone, sai hanno un bel caratterino, potrebbero mettersi a correre ed è pericoloso!


Rispondo : “Pericoloso?”

Lei risponde con un cenno affermativo ed aggiunge : “Ti dico io quando passare davanti; fra qualche km saranno stanche e potrai starmi a fianco”

Si allontana, si avvicina al recinto e slega la corda che lo chiude.


Guardo l’orologio sono le 7:00 e inizia la mia avventura: la Transumanza.



Le vacche rilasciate dalla loro breve prigionia, sono prese dall'euforia della libertà ritrovata, tutte insieme muggiscono e si mettono a correre invadendo confusamente la stretta stradina; ed mi rendo presto conto che non riesco tener il loro passo.


Rimango indietro con il mio compagno e con due vacche anziane che fanno fatica a tenere il passo delle loro sorelle.

Camminiamo e chiacchieriamo mentre ammiro il paesaggio; la stradina è tortuosa e tutta in salita; le vacche con i loro campanacci al collo, con il loro “Din Don” avvisano i paesani del loro arrivo, ed il rumore così familiare, mi riporta alla fanciullezza, mi sento bene e in pace con me stessa.



La camminata durerà circa 6 ore, ogni tanto una sosta per far riposare le “mucchine” come le chiama la Roberta, le pause permettono anche alle moto ed alle vetture che si sono accodate dietro di noi di superare la mandria. 
La magia dei campanacci ha fatto effetto anche su di loro, sono in ammirazione dello spettacolo ed impegnatissimi ad immortalare il loro incontro con le regine che salgono in montagna.




Giunti a quota 1.500 mt sono da poco passate le 9:00 ed il sole è caldo; ci fermiamo per dar tregua alla mandria e poter far colazione, improvvisando una tavolata su un fuoristrada; la tovaglia viene imbandita di ogni cosa: affettati, formaggi, micche di pane, torte, focaccia genovese, pandolce, vino e brocche d’acqua prese dal fiume; la vegetazione che ci circonda è ricca di alberi, abeti, pini e la valle ci appare nel suo massimo rigoglio, i pascoli verdi.

E’ bellissimo!



La compagnia è ottima, circa una decina di persone tutti nell'intento di aiutare la Roberta; la gioia pervade la compagnia e nonostante la stanchezza si faccia sentire si è felici e carichi di energia.


Riprendiamo il cammino dopo una pausa di un oretta, sono quasi le 10:30 e bisogna arrivare su in cima, a 2.200 mt., di strada da fare c’è ne ancora, ed inizio ad avvertire la stanchezza nelle gambe.


Finalmente posso avvicinarmi alla Roberta, il gruppetto è composto da lei, dalla veterinaria dalla amica fedele la Robertina e da qualche aiutante, si ride e si scherza.



Sono raggiante, la mandria che anch'essa avverte la stanchezza, procede ad un passo per me accettabile, c’è sempre qualcuna che fa però la furba cercando di superare le sue sorelle, vi è anche un tentativo di monta.



Roberta e i suoi aiutanti le rimettono in riga fischiando, urlando e battendo i bastoni, si prosegue fino a quando verso le 12:30 si arriva in cima.



La strada stretta si apre in una valle bellissima colorata di tanti fiori, circondata da splendide montagne, il sole alto è caldo sulla pelle, ma il vento che porta le nuvole è fresco, sento il contrasto sulla pelle e devo tenere il pile addosso.


Roberta mi dice: “Siamo finalmente arrivati, questa è la mia casa. Qui rimarrò per ben tre mesi, adesso dividiamo la mandria, io proseguo e vado più su, tu Ivana porta le mie mucchine sotto a pascolare” aggiunge: “ non preoccuparti, ti seguiranno” prosegue nel dire: “Mi raccomando fai foto!






Odio, sono così stanca che sinceramente la macchina fotografica non ho proprio voglia di tirarla fuori, ho le gambe e i muscoli dolenti perchè hanno lavorato tanto per arrivare fino li!

Desidero solo di potermi sdraiare in quel bel prato e riposare un po’.


Pur non avendo dormito la notte precedente, lei prosegue nel suo lavoro che ama appassionatamente; non ha terminato! 


Prende il suo cavallo, che secondo lei ha bisogno di un po’ di movimento e con il suo aiuto separa nella mandria le bianche e le pezzate, conduce queste ultime con elegante abilità in un altro recinto; poi dovrà procedere alla mungitura di tutti questi animali; mungitura che lei, per evitargli lo stress della mungitrice meccanica effettua a mano.


Il suo è un lavoro molto faticoso, ma altrettanto affascinante e lei è bella come un amazzone e fiera come una Dea. 
Mentre la guardo radunare e guidare la sua mandria, destreggiandosi abilmente e con estrema eleganza a cavallo, mi fa tornare alla mente quei film americani, con i grandi attori che interpretavano il lavoro dei cowboy, per me lei è proprio così, la ragazza Cowgirl.



Testo e Foto : Ivana Motto

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