LA SACRA DI SAN MICHELE si mette in scena



Ho progettato il  mio ultimo servizio fotografico ambientandolo nello spettacolare scenario, di un monumento prestigioso, storico e ai suoi panorami che si intravedono dalle sue alture: La Sacra di San Michele che si trova a 40 km da Torino.

L’abbazia è simbolo della Regione Piemonte ed è anche il luogo da cui fu ispirato lo scrittore Umberto Eco  per il suo libro best – seller, che pubblicò nel  1980: “ Il nome della Rosa”, di cui nel 1986 venne anche realizzata una versione cinematografica.

Protagonista del romanzo  è Guglielmo Da Baskerville, un frate;  il quale, quando scoprirà che in un'abbazia in Italia avvengono diversi omicidi, deciderà di trovare l'assassino insieme al suo novizio Adso. Sul loro cammino però, verranno a conoscenza di una terribile verità. Il film, bellissimo, è un capolavoro perfetto in tutto.

L’abbazia  è antichissima, costruita tra il 983 e il 987 d.C   sulla cima del monte Pirchiriano.
Essa domina, maestosa, imponente e  dà l’impressione di voler sfidare tutti i principi della fisica per come è posizionata.

E’ un luogo pieno di spiritualità, custodito all’inizio dai monaci Benedettini e dopo dai padri Rosminiani.


La Sacra è visibile da sotto percorrendo sotto l’autostrada A32 Torino-Bardonecchia, e risulta impossibile  a chi è di passaggio non ammirarla per quanto è bella.

Ispirata dal film e dalle scene di un video che mi hanno girato alcuni amici, ho così deciso  di realizzare un servizio fotografico, utilizzando proprio i panorami che si intravedono dall’Abbazia.

Arrivo così alla Sacra di San Michele; è venerdì mattina verso le 11, l’aria è  fredda, ci sono 4° gradi; il panorama che si presenta a noi è quasi apocalittico, un cielo cupo quasi minaccioso, a volte quasi nero con degli spiragli di luce che filtrano dalle nuvole tagliando di netto il cielo;  la catena montuosa  spicca, il bagliore è quasi accecante,  le montagne si vedono ben definite, ricoperte da una  neve bianchissima.  
Penso: “è perfetto, è quello che ho in mente! L’ho progettato da circa 15 giorni, ed ho atteso un tempo favorevole per quello che volevo ottenere,  immagini di impatto e molto suggestive.
La ragazza,  è una giovane amica, cerco sempre  di instaurare un buon rapporto, riesce più facile gestire le scene se si crea un empatia di fiducia e di stima per entrambe.  


La ragazza, che chiamerò Alessia, rimane anch’essa come me estasiata dalla tanta bellezza, scendiamo dall’auto, parliamo  quasi a sottovoce per non rompere quell’incantesimo, quella magia.
Cariche dei nostri bagagli  percorriamo la piccola stradina che ci conduce davanti ad un portone di legno, guardo  la mia giovane amica, è bellissima con i suoi lunghi capelli e gli occhi color nocciola.


Dall’alto dei torrioni ammiriamo il paesaggio, la mia  Torino, i laghi d’Avigliana, mentre dall’altro versante si vede un altro  panorama mozzafiato: La Valle Susa.

Pronte,  iniziamo a preparare a disfare i nostri bagagli, dal borsone prendo l’abito che poco dopo indossa,  sistemo la macchina fotografica, con i vari parametri (Iso-diaframma-esposimetro) mentre nel frattempo intorno a noi i turisti che sono in visita alla Sacra si avvicinano e ci accerchiano incuriositi.    
L’aiuto ad infilarsi  il  vestito bianco,  le sta d’incanto e  tra applausi e richieste del tipo “quando ti sposi?” inizia il mio vero lavoro.

Le mie impressioni:
Devo dire che non è stato facile gestire la  luce che per via del tempo cambiava in modo repentino, tra una scena ad un'altra; problematica anche la gestione della ragazza senza un aiuto ed un supporto per sistemare il vestito.  
È stato un po’ faticoso, per via dei vari spostamenti per le inquadrature, (sali  e scendi dai dirupi), il risultato che ho ottenuto mi è piaciuto moltissimo e sono più che soddisfatta.


La leggenda sulla Sacra di San Michele (TO)
Si racconta che una ragazza chiamata Alda, inseguita dai soldati, si fosse gettata dalla torre rimanendo miracolosamente illesa.
Qualche tempo dopo, però, la superbia ed il bisogno di farsi una dote l’avevano spinta a scommettere con i suoi compaesani sull’esito di un secondo, pubblico, saltò. 

Questa volta finì sfracellata sulle rocce sottostanti. 
Da allora la costruzione ha assunto il nome di “Torre della Bell’Alda”.




Testo e Foto  Ivana Motto


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